Consumi al palo in Liguria, persino delle derrate alimentari e il rischio, per gli economisti locali, è di una deflazione. Genova, pur rimanendo uno dei capoluoghi con i prezzi più elevati

ha registrato, invece, nel periodo considerato, una decelerazione consistente consolidando la tendenza iniziata fin dall’autunno 2012. La discesa dei prezzi dei beni, -0,5% (grazie ai tanti discount e ai negozi di stranieri, evidenzia i primi segnali di un processo di deflazione in corso, imputabile alla consistente diminuzione dei prezzi degli alimentari non lavorati. Infatti i generi ortofrutticoli freschi, che hanno beneficiato delle favorevoli condizioni climatiche, hanno favorito la discesa dei prezzi, non solo dei prodotti stagionali, ma anche di quelli commercializzati nel corso di tutto l’anno. Hanno contribuito, altresì, a tale risultato, anche se in misura minore, le decelerazioni della crescita su base annua dei prezzi degli alimentari lavorati, dei beni energetici non regolamentati e delle tariffe energetiche.
A questo va aggiunto come sono calati persino i generi di prima necessità: se prima si rinunciava allo stadio o al cinema, ora si cercano cibi sempre più economici a discapito della qualità e poi la salute ne risente. I negozi alimentari con i prezzi più alti subiscono pesanti perdite, aumentano gli incassi dei discount, si abbassano le tazzine del caffè prodotte nei bar, mentre non si rinuncia, e questa è davvero una contraddizione, al week end via o al sabato sera festoso in discoteca o in pizzeria. Stranezze di una Italia con un Pil negativo checchenè ne dica Renzi.