Prima un attacco durissimo a Ucina, la Confindustria della Nautica, che di recente ha cambiato il proprio presidente dopo otto anni in mano di Albertoni, poi l’uscita dalla stessa

Ucina, infine un rilancio netto del Made in Italy del settore diportistico, stretto tra una concorrenza estera sempre più serrata, a basso presto e dalla buona qualità. Beniamino Gavio, uno degli uomini più importanti in Italia e in Europa per quanto riguarda il settore nautico, va giù duro. “La questione è fondamentale per la sopravvivenza della nostra industria e, più in generale, dei prodotti di lusso del made in Italy. Il nostro know how va tutelato, difeso con le unghie e con i denti, anche perchè vanta una grande tradizione ed è apprezzato in giro per il mondo. A priori c’è la difesa del know how: se lo cediamo ai cinesi, ci giochiamo il nostro futuro. Detto questo, possiamo anche ragionare più sull’immediato. Ora, se queste sono barche prodotte esclusivamente per il mercato cinese, può anche andare. Andrebbe meno, invece, se le barche prodotte in Cina sono poi destinate al mercato globale. Con quale marchio sono vendute? Se fosse italiano, genererebbe confusione. Uno dice: sono di qualità inferiore rispetto a quelle italiane. Può anche essere, ma andrebbero comunque a giocare in una fascia di mercato su cui puntano anche molti cantieri italiani e a prezzi decisamente concorrenziali rispetto a quelli del made in Italy”.