Al recente convegno sui 25 anni del Porto Antico che si è svolto presso i Magazzini del Cotone ad inizio dicembre, Francesco Gastaldi, genovese, professore di Urbanistica all’Università Iuav

di Venezia ha ripercorso tutte le vicende che hanno portato alla realizzazione del progetto di Renzo Piano nel 1992. Fra le vicende più salienti ricostruite dal docente c’è sicuramente la vicenda del progetto denominato “Cono di Portman” del 1988 (vedere immagine). Come ricostruito da Gastaldi nella sua relazione, nell’ottobre 1988 viene presentato a palazzo San Giorgio un progetto per l’area del porto storico a firma dell’architetto John Portman di Atlanta. Si tratta di un centro polifunzionale costituito da un’isola triangolare (chiamata “Santa Maria”), dell’altezza di sei piani destinata ad accogliere spazi per uffici, negozi, ristoranti, spazi ludico-ricreativi, centro congressi, un giardino pensile ed una piazza. L’isola è posta al centro dello specchio acqueo; appoggiato a essa sul vertice verso mare è costruita una torre conica alta 262 metri a cui è affidata la funzione di simbolo dell’intero progetto. Trenta piani della torre sono destinati ad un albergo di 350 stanze, tre piani ai ristoranti. Il progetto prevede inoltre un acquario pubblico e la realizzazione di una sede universitaria per studi umanistici sul ponte Parodi. Il tutto per un totale di 480.000 mc di edificazione che ha come corollario l’interramento della parte centrale del porto storico, la demolizione del silos granario, la pedonalizzazione dell’area antistante la Ripa spostando il traffico in “sotterranea”. Gli ingredienti per una proposta affascinante ed accattivante ci sono tutti, specialmente in un periodo in cui la città, colpita da una grossa crisi di identità e ruolo si interroga sul proprio futuro. La campagna pubblicitaria e di stampa sapientemente orchestrata scatena un vivace dibattito che coinvolge non solo gli “addetti ai lavori”, ma tutta la città. Si creano due fazioni opposte e nettamente contraddistinte: i favorevoli ed i contrari. Tra i contrari in primo luogo la facoltà di Architettura che fa scendere in campo all’unisono i suoi esponenti più autorevoli e le associazioni ambientaliste. Anche Renzo Piano prende posizione con una lettera ai giornali cittadini dichiarando che il suo progetto già in corso di definizione è incompatibile con quello di Portman. Il progetto è corredato da un’analisi di mercato commissionata al CENSIS dal gruppo promotore dell’iniziativa (la “Fortune s.p.a.” della famiglia Gadolla), secondo cui le ripercussioni sul tessuto commerciale del centro storico sarebbero state sicuramente positive. In realtà la posizione dell’istituto di ricerca suscita non poche perplessità. Dopo il no alla realizzazione del grande cono decretato dall’assessore comunale all’urbanistica Mario Epifani, la parola “fine” sulla vicenda è messa dall’Ente Colombo 1992 che decidendo il perimetro dell’Esposizione Colombiana vi include il ponte Spinola (che Portman prevedeva di utilizzare).

Il progetto del Cono di Portman