Francesco Gastaldi, docente universitario allo IUAV di Venezia, ma attento osservatore delle questioni socio economiche genovesi, è intervenuto alcuni giorni fa sulle pagine

de “Il Giornale del Piemonte e della Liguria” per parlare di Sampierdarena, un’area in crisi secondo il docente di origine genovese che ha scritto: “A Sampierdarena i cittadini che protestano per forme di disagio e degrado urbano non possono essere tutti considerati egoisti, intolleranti, razzisti o demagogici, vanno rigettate le interpretazioni secondo cui siamo di fronte a movimenti xenofobi. Le questioni sono molto più complesse e molto più profonde, non si può banalizzare e derubricare tutto a “creazione artificiale della paura”, è riduttivo e superficiale. Alcune zone di Sampierdarena, sono state per molti anni all’attenzione dell’opinione pubblica e delle cronache giornalistiche per episodi di aggressioni, risse e rapine riconducibili a immigrati stranieri che si sono resi protagonisti, nei primi anni Duemila, di alcuni episodi criminali”. Secondo Gastaldi “Sampierdarena e Cornigliano evidenziano incidenze fra le più elevate con vari problemi di integrazione fra le diverse nazionalità presenti e i residenti italiani (microcriminalità, risse, utilizzi impropri di spazi pubblici, feste chiassose, abuso di alcolici, deposito disordinato di rifiuti). La presenza degli immigrati s’inserisce in un quadro di forte destabilizzazione dell’apparato economico. Al disagio sociale si sommano a un depauperamento del tessuto commerciale (anche per la diffusione di sale gioco e slot machine) e dei flussi pedonali, generando effetti negativi sulla sicurezza urbana, in un crescendo negativo d’instabilità del mercato immobiliare (alcune zone del Ponente sono investite dal fenomeno della prostituzione su strada nelle ore notturne). Le cause di questa morfogenesi insediativa sono da ricercarsi nella geografia dei valori immobiliari delle diverse zone cittadine, nella maggiore difficoltà per gli spostamenti da/per le periferie e nel peso crescente delle catene migratorie e quindi delle reti familiari e comunitarie che si vanno formando. Gli stranieri s’insediano nelle zone più densamente edificate, in ambiti senza identità, di minor qualità urbana, dei servizi e degli spazi pubblici, in zone con alta intensità di traffico (e inquinamento), in abitazioni realizzate durante il boom edilizio degli anni cinquanta e sessanta, in quote di patrimonio dotate di minor soleggiamento e visuale, spesso situate ai piani più bassi. In una spirale cumulativa che si alimenta progressivamente, la presenza degli immigrati (e talvolta il loro stile di vita) ha provocato processi di stigmatizzazione, andando ad aggravare ulteriormente la percezione negativa di alcuni quartieri da parte degli italiani” e ancora. “Non è un caso che anche a Genova il boom del M5S e della Lega Nord si verifichi in molti quartieri ex industriali e in molte aree dei antico insediamento “rosso” come la Val Polcevera, in molte zone di edilizia residenziale pubblica e in molte aree a forte degrado. Si tratta di zone dove la presenza delle istituzioni pubbliche appare sempre meno rilevante e sempre meno efficace rispetto alle problematiche emergenti (qualità e sicurezza urbana, disoccupazione, precarietà sociale)”.