La “nottata” del consiglio dei ministri non ha portato buone notizie per le regioni, messe ancora una volta di fronte alla necessità di fare ulteriori economie e con meno certezze

sulla salvaguardia di servizi essenziali come la sanità e i trasporti. A questo si aggiunge il varo della riforma del Titolo V che propone di riportare al livello centrale materie che la riforma del 2001 aveva assegnato alla legislazione concorrente di Stato e regioni e ha suscitato la protesta dei governatori, alcuni dei quali erano a Roma per una convocazione straordinaria delle regioni sui costi della politica.

Il Presidente della Regione Liguria, Claudio Burlando (foto), a Genova per impegni istituzionali e per partecipare alla manifestazione dei lavoratori dell’Ilva, ha criticato l’ulteriore taglio alla sanità e l’incongruenza di una proposta di riforma da fare in tempi molto stretti che non coinvolge le regioni: «Mi rendo conto che fai un decreto per eliminare i comportamenti alla Fiorito, ma se avvii una revisione costituzionale in quattro mesi senza discutere con il soggetto che ha condiviso con te la potestà legislativa su questa materia non va bene».

Le decisioni del Governo, inoltre, sembrano voler far leva sulla giusta indignazione per i fatti di cronaca che coinvolgono diverse regioni senza però distinguere, ancora una volta, tra comportamenti virtuosi e non. E soprattutto a discapito dei servizi che le regioni, con tutte le difficoltà del momento, cercano di garantire: «se il Governo usa il clima contro le Regioni per fare del male ai cittadini fa una mossa veramente ingiusta, un grande Paese non si governa così. Il Governo ha un limite evidente, non parla con nessuno. Ma il principio di concorrere al governo di alcuni processi importanti tra poteri che hanno potestà legislativa non è proprio cretino». Un esempio: «la Milano-Bologna ad alta capacità fu realizzata in soli dieci anni, dal 1998 al 2008. Poi hanno cambiato regole per le grandi opere e la Torino-Lione dopo dodici anni devono ancora iniziare. Noi i poteri concorrenti li abbiamo usati ad esempio per dare risorse all’IIT e all’Università. Non è che tutte le volte il potere viene usato per gestire il potere. Non si può identificare sempre il ruolo della Regione come spesa e sperpero e mai come motore di crescita». 

La Liguria fa intanto la sua parte: è di oggi l’approvazione in commissione affari istituzionali della modifica allo statuto che riduce da 40 a 30 i consiglieri e da 12 a 6 gli assessori. Dalla prossima legislatura dunque sarà questa la consistenza di Giunta e Consiglio: un adeguamento chiesto da un decreto dell’anno scorso del Governo che verrà approvato dall’assemblea regionale nei tempi stabiliti.

Anche l’assessore Berlangieri in occasione della Conferenza regionale sul Turismo si è detto perplesso sulla riforma del titolo V: “si rischia il caos legislativo in un comparto che invece oggi ha bisogno di sinergie, di coordinamento, lavoro comune con le Regioni. Diversamente, rivedere tutto l’assetto legislativo e normativo delle Regioni italiane significherebbe rimandare la riorganizzazione del turismo di molti decenni”.

REGIONE LIGURIA – GIORNALE DELLA GIUNTA