La notizia è di giornata: APM Terminal, braccio operativo della Maersk sulle banchine savonesi, si è accordata con il colosso della movimentazione container China Cosco

per la cessione di una robustissima quota di minoranza della piattaforma di Vado; stando alle previsioni, operativa a partire dal 2018.
Insomma, 50,1 per cento ai danesi (Maersk) e 49,9 ai cinesi. Operazione, in cui entra anche il terminal reefer acquistato da APM, che configura investimenti tra i nove e i dieci milioni di euro. Uno spostamento della filiera portuale Genova-Savona in cui la prima risulta penalizzata. In particolare Sech, ma anche Vte.
Guardando oltre la cronaca e prestando attenzione agli effetti di territorio, l’ennesima conferma che sono le alleanze, non i disarmati ed afasici governi (riguardo alla determinazione degli itinerari delle merci), a muovere le navi. Magari – come insegnano le più elementari riflessioni sulle dinamiche geo-economiche in età di globalizzazione – sarebbero i territori nella possibilità di accompagnare/attrarre questi mega-player foot-loose (senza piedi), creando condizioni favorevoli alla propria presa in considerazione. Come ad esempio la struttura di Vado, fortemente voluta dall’allora Autorità Portuale guidata da Rino Canavese; nonostante un referendum vadese andato largamente disatteso.
Ma a quel tempo una governance locale funzionava; e questo consentiva ai territori di interloquire in qualche misura con il proprio destino. Oggi la centralizzazione e la verticalizzazione promossa dalla riforma di Graziano Del Rio e avvalorata dai suoi cantori sposta gli organigrammi di vertice delle Autorità Portuali nella sede romana del MIT, il ministero delle infrastrutture. Con l’immediata conseguenza che allo sguardo di colossi marittimi dall’altra parte del pianeta sfugge persino la consapevolezza che a Roma c’è qualcuno che vorrebbe mettere le brache ai porti italiani. Magari presterebbero più attenzione alle condizioni in essere nelle aree individuate come fungibili all’interno di strategie planetarie. Che così potrebbero recuperare una qualche voce in capitolo. Purtroppo “dove si può ciò che si vuole” (ma solo per il circoscritto pollaio nazionale) si sono previlegiati gli equilibri di potere locali. Con il bel risultato – per un’Italia sempre più provinciale – di finire un po’ tutti marginalizzati.