Da sempre, appena si parla di una possibile fusione (da un decennio circa) con i “fratelloni” della Culmv di Benvenuto, si rizzano le orecchie

: c’è chi è favorevole per la salvaguardia del proprio lavoro, chi è pragmatico e capisce che non ci sono più i tempi per andare avanti da solo, e chi invece, romantico del mondo del lavoro, si ostina ad andare avanti da solo, come ai vecchi tempi. Ma la Compagnia Pietro Chiesa di Sampierdarena, i camalli minori come li chiamano alcuni per via degli scarsi numeri rispetto alla Culmv di San Benigno, hanno fatto la storia del porto di Genova.
La Compagnia dei lavoratori del carbone “Pietro Chiesa” opera nel porto di Genova da oltre cento anni, movimentando le merci e sviluppando un modello di cooperazione di stampo europeo.
La Pietro Chiesa è un soggetto economico che opera nel porto di Genova come agente di sviluppo in quello che è il primo settore su cui si basano le possibilità di crescita cittadina: la logistica delle merci.
La storia della “Pietro Chiesa” ha la sue radici nel poderoso e combattivo movimento dei lavoratori, sviluppatosi tra i portuali genovesi alla fine dell’Ottocento. 
La Compagnia Pietro Chiesa si impegna nella dimensione genovese per promuovere questa politica sempre più urgente, contribuendo a sviluppare pubblica discussione sul tema attraverso convegni, ricerche e iniziative editoriali. In primo luogo cercando di colmare la distanza – innanzitutto mentale – che separa Genova dal suo porto.
In un recente fondo dello scorso 4 febbraio sul “Secolo XIX” di Maurizio Maggiani, il giornalista genovese ha effettuato un excursus della gloriosa storia della “Pietro Chiesa” e che tristezza oggi che quel mito rischia di scomparire per sempre per via della mancanza di carbone come una volta e per i tempi cambiati.