Sembra ieri e invece sono passati ben sei anni (o quasi) dalla nomina di Luigi Merlo a presidente dell’Autorità Portuale di Genova. L’esponente di spicco del Pd in Liguria,

che negli ultimi giorni ha ceduto al presidente dell’Authority di Civitavecchia la guida di Assoporti, di strada ne ha fatta. Da quel giorno è riuscito a stilare una serie di importanti progetti, gli ultimi in ordine di tempo, e forse i più importanti, sono stati senza dubbio lo spostamento di 500-600 metri della diga foranea lontano dalla costa (l’opera necessita di circa cinque anni e ancora alcuni “sì”) e il nuovo piano regolatore. In mezzo si è verificata la catastrofe immane del Molo Giano, la più grave che abbia colpito il capoluogo ligure da quella della London Valour del 9 aprile 1970, quando la nave si abbatté sulla diga foranea.

Però c’è l’incognita della competitività, visti i record macinati da altri porti europei che riescono ad ospitare le maga navi da oltre 12,000 teu. Senza dimenticare il peso crescendo della piattaforma container del vicino porto di Vado Ligure, in provincia di Savona, le recenti nuove rotte inaugurate dal porto spezzino, molto attivo grazie al presidente dell’Authority levantina Forcieri, anche lui del Pd.

Va dato atto a Merlo che nei giorni della sua elezione era riuscito a sbaragliare due “santoni”, altri due candidati in quota Partito Democratico, come Paolo Costa e Mario Margini, quest’ultimo era il super assessore della giunta Vincenzi. Merlo aveva convinto tutti o quasi con un discorso frizzante in un Palazzo San Giorgio gremito come non mai. I lavori delle nuove banchine furono la prima opera targata interamente da Merlo, il rapporto gioviale con l’allora Console della Culmv Paride Batini furono un altro segnale positivo.

Più intricata la vicenda legata alla privatizzazione del “grande malato” di Genova, l’aeroporto “Cristoforo Colombo”, che non sfrutta un potenziale immane come le due riviere e ha poche piste e altrettanti check in per crescere al pari di Pisa e Bergamo, che hanno visto incrementare del 200% i propri traffici negli ultimi dieci anni. Il vero problema dei porti italiani, e questo Merlo lo sa bene, è l’impastatura burocratica che frena ambizioni e crescita. Ci sarà la tanto attesa svolta?