Sale l’inflazione che passa al 3,3% dal 3,2% di maggio, con un aumento mensile dello 0,2%. A Genova, rispetto al resto del Paese, va peggio e tocca quota 4,1%,

con un aumento mensile dello 0,4 %.
La spinta al rialzo, nel capoluogo ligure come in tutta Italia, arriva dall’impennata dei prezzi degli alimentari che registrano, in un mese, un aumento del 1,1%. Più cari pane e cereali, carni, pesci e prodotti ittici, oli e grassi, frutta. Si spende meno invece per verdura, caffè, tè e cacao, acque minerali, succhi di frutta e verdura. Costa di più anche telefonare (+0,9), divertirsi (+0,7), mangiare fuori casa  (+0,6) e affittare una casa (+0,4).
Restano invariate le spese per le bevande alcoliche, vestirsi, curarsi. Mentre  diminuiscono le spese per viaggiare  e studiare. Tornando su scala nazionale, a giugno il rincaro del cosiddetto carrello della spesa, i prezzi dei prodotti acquistati con maggiore frequenza (dal cibo ai carburanti), è del 4,4% su base annua. Un rialzo in accelerazione su maggio (+4,2%) e superiore all’inflazione (3,3%). L’Istat, nelle stime preliminari, registra un’impennata del prezzo della frutta fresca, in aumento a giugno del 9,6% su maggio e del 3,3% rispetto a un anno prima. A giugno l’Istat, nelle stime preliminari, registra ribassi per i prezzi di tutti i carburanti, la benzina cala del 2,5% su maggio, con il tasso di crescita tendenziale che, pur mantenendo la doppia cifra, frena al 16% (dal +17,8% di maggio).
Quanto al prezzo del gasolio per mezzi di trasporto scende del 2,3% in termini congiunturali e rallenta al 18,8% su base annua (dal 19,2% del mese precedente). A giugno il prezzo dei prodotti alimentari (incluse le bevande alcoliche) aumentano su maggio dello 0,8%, con un tasso di crescita annua che sale al 2,8%, in forte accelerazione rispetto al 2,1% registrato nel mese precedente. Secondo Federconsumatori e Adusbef  le ricadute dirette ed indirette dell’aumento della tassazione e gli effetti di un’inflazione al 3,3% determineranno nel 2012 una stangata sui bilanci delle famiglie pari a 2.474 euro per nucleo.
Parla di “aumento contenuto”, invece,  Confcommercio, che imputa la crescita della spesa agli effetti degli incrementi stagionali dei prezzi di alcuni prodotti e servizi. E si spinge sino a prevedere nei prossimi mesi un ridimensionamento della spinta inflazionistica. Confragricoltura, poi, commentando i dati provvisori dell’inflazione, esclude che la crescita dei listini del 3,3% per la frutta e del 2,3% per la verdura, non riescono neppure a coprire gli aumenti ben maggiori registrati dei  costi aziendali rappresentati, in primo luogo, da prodotti energetici, concimi e mangimi