Un tempo vi era una semplice proporzione tra i clienti dei super mercati genovesi: in quelli di prima fascia i genovesi o quanto meno gli italiani, in quelli di serie B, ossia i discount,

nati per lo più alla fine degli anni Novanta o primi anni Duemila e proliferati dal 2010 in avanti, quasi esclusivamente gli immigrati e italiani non genovesi.
Ma da sei o sette anni, ed in particolare in tempi di Covid19, lo schema è saltato del tutto.
Infatti, basta effettuare un giro per i discount genovesi, per capire che tale situazione si è ribaltata. Ora sono i genovesi o italiani i maggiori clienti dei discount, che vendono cibo ed oggetti economici, e non di primissime marche, per lo più

Alla Lidl di Marassi (davanti alla gradinata Sud), infatti, quando è nata a metà anni Duemila (attorno al 2005), i clienti erano per lo più albanesi, africani, albanesi e romeni, di italiani solo qualche pensionato. Stamattina in coda coi carrelli regolarmente distanziati, tutti italiani, di ogni età.

Lo stesso dicasi alla In’s di via Cantore, nel multi etnico quartiere di Sampierdarena, dall’ascensore di Villa Scassi. Qui la percentuale di extracomunitari in fila col carrello si è ridotta in pochi anni dal 70% a circa il 40%. Gli stessi, magari, vanno a fare un salto nella vicina Pam (ultima nata, all’incrocio con via della Spezia), o alla Carrefour dall’altro lato della strada ponentina.

Solo italiani, invece, alla Despar (nuova compagnia tedesca come la Aldi, diffusa non in Liguria, ma nel centro sud Italia) a Castelletto o alla Doro di Manin (prezzi alti, ma roba di primissima qualità). 

Si è riequilibrata la situazione etnica anche alla Ekom di via Bobbio, davanti alla Decathlon, con gli italiani che stradominano sugli extra comunitari o comunitari, mentre gli immigrati sono rappresentati in larga parte alla Di Più di via Sampierdarena, ma in questo caso gli italiani sono cresciuti in maniera esponenziale.

Un caso emblematico alla Lidl di via Cavallotti ad Albaro, il quartiere più benestante di Genova, frequentato da italiani albarini e colf ecuadoriane.

Il calo degli stranieri è dovuto al fatto che ora per lo più vanno a comprare nei negozi etnici gestiti da pakistani, sudamericani o frutta e verdura di arabi, o ancora pranzano o cenano in un loro ristorante etnico, nati tutti di recente.

Mentre il potere d’acquisto degli italiani in maniera vorticosa.