Il Cna, la Confederazione Nazionale dell’Artigianato, rompe gli indugi ed interviene sul dibattito ribollente che hanno innescato i forconi con il loro blocco del Paese. Diverse città italiane

sono state percorse da cortei di protesta, ove a fianco di alcuni gruppi di trasportatori si sono uniti disoccupati, giovani senza speranza di trovare un lavoro, lavoratori immiseriti dalla crisi, commercianti e artigiani sull’orlo del fallimento. La Liguria è stato uno dei punti focali del movimento di protesta a livello nazionale. 
Il lungo sonno della politica e delle istituzioni, la mancata risposta efficiente ed efficace ai problemi di vita di milioni di persone, uniti all’aggravarsi quotidiano dell’esistenza di ogni giorno hanno generato sentimenti di rabbia e di disperazione, di mancanza di prospettive per il futuro, che non trovano più i canali tradizionali della loro espressione e rappresentanza. 
La protesta spontanea, la voglia di gridare a pieni polmoni la propria insofferenza fanno comprendere i motivi delle proteste. Tuttavia affiorano nel movimento elementi inquietanti di violenza e coercizione, minacce per chi non chiude l’attività o non abbassa le serrande del negozio, ma anche blocchi selvaggi, paralisi delle città, disagi per cittadini, lavoratori ed esercenti, sensazione di insicurezza personale. Le forze dell’ordine hanno certamente conosciuto delle difficoltà, la prima delle quali è l’anonimato degli organizzatori e quindi la mancanza di interlocutori e di servizi d’ordine che incanalino la protesta entro i limiti della ragionevolezza e delle regole civili. In taluni casi, come alla Spezia, con un serio e puntuale intervento delle forze dell’ordine, tutto è filato liscio. A Genova molto meno, come a Savona. A Imperia si sono raggiunte situazioni inquietanti, con una città bloccata e senza ordine per due giorni consecutivi, pare fomentate da personaggi provenienti da regioni lontane con accenti chiaramente non liguri. 
In una situazione di disperazione economica, di crisi perdurante da ormai cinque anni, con un parlamento che viene accusato di delegittimazione, la mancanza di una legge elettorale seria, i leader politici dei maggiori partiti tutti fuori dal Parlamento, con chi urla al “colpo di stato”, e con un attacco al Capo dello Stato e la manifesta incapacità delle forze politiche di dare una seria e forte risposta alle domande che il Paese rivolge, si mette a forte rischio la COESIONE SOCIALE e persino la DEMOCRAZIA POLITICA. La paura di un movimento senza regole, nel quale ognuno può fare ciò che vuole, sena timore di essere punito, fa emergere con chiarezza l’ipotesi di una regia occulta, ma non troppo, per creare il Caos e provocare una svolta autoritaria nel Paese. 
Una forza concreta e responsabile come CNA non può che augurarsi una svolta decisa nella direzione politica dell’Italia. Tagli immediati ai costi della politica, sburocratizzazione fortissima, tagli alle spese ministeriali (e non solo agli Enti Locali), eliminazione immediata degli Enti Inutili, Revisione della spesa delle regioni su modello unico di bilancio, colpire l’evasione fiscale (seriamente!), tassare i patrimoni all’estero, come fanno molti paesi, confiscare i patrimoni delle malavite, tasse a livello europeo sulle rendite finanziarie, far pagare quello che devono le società che gestiscono scommesse e giochi vari. Così si ricavano soldi per abbattere decisamente le tasse più alte in Europa sulle imprese e sui redditi da lavoro e pensioni. Così si deve intervenire per ridurre un costo del lavoro altissimo col contemporaneo paradosso di salari troppo bassi. Unificare, razionalizzare le scadenze, togliere tutti i regimi autorizzativi, abbattere i tempi delle autorizzazioni e della giustizia civile. Le imprese non possono avere 54 scadenze di ordine fiscale in una anno, più quelle del lavoro, dell’ambiente, della sicurezza, e molto altro. Le Pubbliche Amministrazioni devono pagare i debiti nei confronti dei fornitori, gli appalti devono essere riformati per evitare ch siano territori di poche aziende privilegiate, il credito deve arrivare, a tassi non usurai, a tutte le imprese. A Se questo non sarà fatto e non sarà fatto alla svelta, il rischio di una deriva demagogico-populista che porti ad una svolta autoritaria è dietro l’angolo.