Più no che sì alla fusione a freddo con il Porto di Genova, anche se non mancano i possibilisti. I savonesi hanno la memoria lunga e se oggi gli oppositori alla fusione sono soprattutto

da quella parte c’è un buon motivo: ci sono stati anni in cui, per contrastare la nascita di Vado, a Genova pensavano che l’unico sistema buono fosse bloccare le scavatrici, facendo leva sulla politica. Quando il presidente del porto di Savona, Gianluigi Miazza, sostiene di temere il rallentamento dei lavori, dà voce (diplomaticamente) a queste paure. «Se diventa un’Opa ostile di Genova su Savona, è chiaro che non se ne fa niente – spiega, dietro anonimato, un operatore savonese – se è un’operazione industriale di fusione di due realtà, come succede a volte nelle aziende, può essere un bene». C’è un’altra grande paura: Genova è un grande porto, con una gestione complessa dove le autorità di controllo – ministero e giudici – impongono regole più stringenti che altrove.