Federagenti è stata ed è fra i primi e più tenaci sostenitori del progetto di riforma portuale, ma ora è necessario che su questa riforma soffino venti forti e impetuosi, da cavalcare, che

 siano assunte decisioni importanti e rapide, e che siano scelti uomini che sappiano compierle e non debbano farle dipendere da altri poteri.

All’assemblea nazionale, svoltasi oggi a Trapani, Pappalardo, che è giunto a fine del suo mandato e ha incassato il riconoscimento corale del ruolo che ha svolto in questi anni, nel passare le consegne al nuovo presidente Gian Enzo Duci, è intervenuto con decisione sul tema della riforma portuale e anche su quello della nomina dei nuovi presidenti che – ha detto – “non può e non deve rispondere a un nuovo manuale Cencelli”.

 “Oggi qui a Trapani – ha proseguito – siamo consci di non poter abbassare la guardia. E non sugli accorpamenti e sulla loro necessità, sulla fine dei comitati portuali e quindi della nostra estromissione dalle politiche decisorie ed altro ancora, ma specialmente perché la partita che si gioca non può essere unicamente una partita politica. In ballo non c’è uno scontro fra poteri che ha per protagonisti governo e Regioni. In ballo, non dimentichiamolo, c’è il futuro dei porti italiani e quindi la capacità di fare dei porti e della logistica un valore aggiunto e non un disvalore per il Paese”.

“Un errore fatale – ha concluso Pappalardo dopo aver sottolineato il ruolo centrale riconquistato dagli agenti come professionisti, cardine nell’operatività dei porti e anche in settori nuovi come quello dei mega yacht – sarebbe quello di immolare nuovamente i porti agli interessi della politica scegliendo presidenti sbagliati, frutto di logiche di spartizione vecchie e nuove oppure di una improvvisazione figlia di slogan a volte anche solo anagrafici. E diciamo con forza che danni forse maggiori delle scelte sbagliate potrebbero produrre la politica dei rinvii”.

 

Su una linea di assoluta continuità si è collocato il neo-eletto Presidente di Federagenti, Gian Enzo Duci, che ha espresso “grande fiducia sul ministro Delrio e la sua squadra”, fiducia che ha trovato conferma – ha sottolineato – nella convocazione di Federagenti già per martedì prossimo al ministero per discutere ruolo e funzioni del Tavolo di partenariato nelle nascenti Autorità di sistema portuale, ma anche nel riconoscimento del ruolo degli agenti marittimi (come comunicato dal direttore generale del ministero Enrico Pujia) nella formulazione italiana della Maritime Labour Convention.

 

Sul tema della riforma, la risposta attesa è arrivata subito da Luigi Merlo, Consigliere del ministro Delrio, che ha fornito per la prima volta una data limite: entro il 17 luglio e non oltre il decreto sarà licenziato dalle cinque Commissioni parlamentari competenti in materia. Quindi si procederà immediatamente alla nomina dei 15 presidenti, dei 15 segretari generali e degli oltre 70 componenti degli organi di governo delle nuove Autorità portuali. Ma la riforma – ha precisato Merlo – sarà solo un primo passo di un processo di intervento nel settore della logistica e dei porti, con provvedimenti che riguarderanno il tavolo di partenariato (che si occuperà delle scelte e non delle procedure amministrative), la riforma del lavoro nei porti, la limitazione della responsabilità dei piloti e il caso crociere-Venezia. In uno spirito di collaborazione, probabilmente senza precedenti fra Federagenti e istituzioni, si sono collocati sia l’intervento del presidente di Assoporti Pasqualino Monti sia di Luigi Merlo in forte sintonia anche con Enrico Pujia.

 

Il sottosegretario ai Trasporti, Simona Vicari, nel tracciare le conclusioni, ha rimarcato l’importanza della svolta impressa dal governo nel settore della Blue Economy e la volontà precisa dell’esecutivo di sfruttare una risorsa mare “che è – ha detto – strategica per l’intera economia nazionale”.

E nel futuro – secondo le strategie del neo presidente di Federagenti, Gian Enzo Duci – si profila non solo uno sforzo concentrato sulla revisione della legge professionale (la 135 del 1977), ma anche l’avvio di un confronto a tutto campo con il governo sulla definizione di una legge speciale per l’internazionalizzazione della logistica italiana e quindi “per la trasformazione del sistema logistico, da onere a valore aggiunto per l’economia e il mondo italiano della produzione”.