“Il peggiore degli scenari possibili e la probabile pietra tombale sul trasporto pubblico locale”. Così i portavoce del MoVimento 5 Stelle commentano l’annunciata fusione

tra le due società che costituiscono Atp.

“La privatizzazione del servizio sta procedendo a passi spediti, nel modo più subdolo e con un ruolo quantomeno ambiguo da parte di vecchia politica e sindacati  – attacca il portavoce M5S Gabriele Pisani – Un’operazione portata avanti non da un imprenditore privato, ma da parti stesse dello Stato, in barba ai lavoratori che non vedranno mai la loro parte di stipendio trattenuta nel presunto tentativo di salvare l’azienda, ma anche alle piccole imprese che in questi anni hanno lavorato con Atp e che attendono ancora di essere pagate. L’auspicio è che la magistratura faccia luce sulla questione, unica strada rimasta per tutelare cittadini, utenti e lavoratori”.

Il portavoce Marco De Ferrari pone l’accento su quelli che definisce “tre passaggi chiave verso la privatizzazione”.
“Prima Autoguidovie è subentrata al 48,46% in Atp Esercizio; poi abbiamo assistito all’insediamento di Ranza alla vicepresidenza. E, infine, il pesce piccolo (il privato Atp Esercizio) ha divorato il pesce grande (il pubblico Atp Spa). A questo punto – osserva De Ferrari – non sono più semplici coincidenze, ma prove a tutti gli effetti”.

“Tra l’altro, l’assegnazione ad Autoguidovie di quote di Smc, senza neppure dare avvio a una gara, potrebbe avere aspetti di illegittimità perché Autoguidovie, oltreché entrare come finanziatore, dovrebbe redigere addirittura un piano industriale: ovvero un servizio sociale che diventerà a scopo di lucro”.

De Ferrari non risparmia una stoccata al Sindaco di Città Metropolitana Doria.
“Ancora una volta ci troviamo con il solito Doria immobile che, sulla riva del fiume, osserva passare il cadavere del servizio di trasporto pubblico – chiude il portavoce pentastellato – Ma noi non resteremo fermi e immobili e agiremo in tutte le sedi istituzionali a nostra disposizione affinché il trasporto resti pubblico e sociale, come sancito dal voto di 26 milioni di cittadini italiani con il referendum del 2011”.

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