Nell’incontro di ieri con la viceministro per lo Sviluppo Economico Teresa Bellanova, la delegazione genovese guidata dall’assessore comunale Emanuele Piazza porta a casa un risultato positivo:

la promessa di cinque milioni di finanziamenti alla cassa integrazione, sostitutiva dei contratti di solidarietà, destinati a garantire un reddito per 650 lavoratori Ilva; sull’organico attualmente di 1650.
Un provvedimento, di durata annuale, che dovrebbe trovare copertura nell’imminente Legge di Stabilità, andando così a risarcire la Società per Cornigliano chiamata nel frattempo ad anticipare l’esborso. Per inciso, provvedimento che suscita qualche timore locale considerando l’attitudine governativa alle promesse da marinaio…
In ogni caso una boccata d’ossigeno per maestranza da troppo tempo precipitate in una frustrante/usurante condizione di incertezza. Fermo restando che anche in questo caso si tratta di una “pezza a freddo”, visto che – se non interverrano evoluzioni positive di messa in sicurezza dell’intera azienda (leggi un soggetto affidabile che la rilevi) – nel prossimo settembre ci si ritroverà ancora una volta daccapo.
Insomma, siamo sempre nell’ambito delle erogazioni una tantum che hanno tutta l’aria del voler prendere tempo, del non sapere/volere affrontare una questione spinosa. Del resto soltanto un episodio (sia chiaro, dolorosissimo per chi lo vive sulla propria pelle) dell’incontrastata vicenda che si chiama de-industrializzazione nazionale. Che non può trovare inversione di tendenza grazie al pur apprezzabile attivarsi di amministratori comunali o all’impegno rivendicativo delle rappresentanze sindacali. O – ancora – alla cedente combattività delle maestranze, spossate dall’essere state lungamente tenute a bagno maria. Per di più – come da tempo Liguriaeconomy denuncia – reazioni che rischiano di risultare fuori tempo massimo.
La questione è nazionale, per non dire europea. Qualcuno l’aveva portata nelle sedi di Bruxelles e Strasburgo ipotizzando una sorta di “new deal europeo”. Vanamente.
Almeno può essere l’Ente Regione la prima sede in cui iniziare a istruire la pratica sulle politiche per uscire dal declino?
Intanto si segnala la proposta di un gruppo di economisti, coordinati da Enrico Grazzini, che avanza una soluzione per rimediare senza troppi strappi alle strettoie iugulatorie dell’austerity: la Moneta Fiscale.
«L’emissione gratuita di Moneta Fiscale – un titolo statale che dà diritto a uno sconto fiscale temporalmente differito – è l’unica soluzione per riprendere il controllo della politica monetaria e fiscale, dentro le regole dell’euro ma oltre l’euro, e far ripartire rapidamente l’economia italiana, i redditi e l’occupazione con manovre fortemente espansive, senza produrre nuovo debito». Se ne vuole discutere?