Presidente del Comitato Industria e Ambiente di Confindustria, il genovese Claudio Andrea Gemme, intervenendo nel recente convegno “Stati Generali delle bonifiche dei siti contaminati”

svoltosi ieri a Ferrara, ha così dichiarato: “Voglio sfatare un credo sbagliato che immagina l’industria italiana come quel complesso di aziende insensibili alla domanda crescente di sostenibilità, che invece è vista sia come esigenza fondamentale da soddisfare per il benessere collettivo, sia come opportunità di sviluppo industriale. in Italia l’industria rappresenta il settore che ha ridotto maggiormente le proprie emissioni dal 1990 in poi, con una diminuzione nel periodo 1990-2013 pari al – 43,2% per l’industria manifatturiera e – 16,5% per l’industria energetica. Nel complesso, i settori industriali rientranti nel sistema europeo di scambio delle quote di emissione (Emissions Trading System) hanno ridotto le emissioni di CO2 del 27,4% al 2013 rispetto ai livelli del 2005”.
Gemme ha poi proseguito: “L’Europa ed in particolare l’Italia è un’economia “di trasformazione”, importatrice netta di materie prime. Il conseguimento di una maggiore indipendenza permetterebbe all’industria di recuperare competitività e la messa in sicurezza e la bonifica dei siti contaminati rappresentano una priorità per assicurare, da un lato, la tutela dell’ambiente e della salute, dall’altro, il recupero e la valorizzazione della risorsa territorio. Tutto questo è ben chiaro nelle richieste di Confindustria al Governo in vista di quel Green Act annunciato dal Ministro Galletti e ora molto atteso”.
Gemme ha poi concluso: “il costo per il Paese di un piano di risanamento complessivo di 5 anni comporterebbe un investimento di circa 9,7 miliardi di Euro tra aree “private” (6,6 miliardi) e “pubbliche” (3,1 miliardi). Gli effetti di questo investimento determinerebbero, nel periodo considerato, un incremento della produzione industriale di un valore superiore ai 20 mld di euro, ovvero una variazione media annua dello 0,13% ed un incremento del valore aggiunto nazionale di oltre 10 mld di Euro, ovvero una variazione media annua circa del 0,14% per 5 anni. Sul piano socioeconomico l’attivazione di un programma su vasta scala determinerebbe un incremento occupazionale di oltre 200.000 posti di lavoro. È vero che il Governo negli ultimi anni ha introdotto provvedimenti con importanti misure di semplificazione e incentivazione per le bonifiche e le reindustrializzazioni, ma occorre fare ancora molto perché, come segnalato nel nostro studio, la caratterizzazione dei siti è sicuramente a buon punto, ma lo stesso non può dirsi per quel che riguarda i procedimenti conclusi”.