Ormai è un di dato di fatto innegabile. Gli attuali scali italiani, compresi i liguri di Vado – Savona, Voltri Pra – Genova e La Spezia, non solo non possiedono fondali adatti per il dragaggio

delle maxi porta container da oltre 20 mila teu (solo Voltri Pra’ può ospitarne in minima parte, a differenza persino dei porti del Nord Africa che si sono organizzati per ospitarle), ma peccano in tecnologia con sistemi retrogradi.
Per esempio, secondo il Direttore della Tanger Med di Tangeri in Marocco, proprio sullo stretto di Gibilterra, “rispetto ai porti italiani che hanno 50 o 100 anni, noi siamo avanti anni luce su tutto. In termini di tecnologie il porto è stato costruito in modo da poter accogliere le più grandi navi del mondo. Parliamo di navi di 400 metri di lunghezza 18 metri di profondità e che possono trasportare 22 mila container. Per poter ricevere una nave del genere è necessario che il porto sia grande e che in termini di servizi di capitaneria e di pilotaggio sia in grado di gestire l’arrivo di una nave di questo tipo per evitare che avvengano incidenti. In termini di tecnologia abbiamo delle gru automatizzate che lavorano da remoto in modo da garantire la stabilità della produttività. Abbiamo delle tecnologie in termini di digitalizzazione. Prima, la nave per entrare in porto aveva bisogno di scambiare i propri documenti cartacei con la capitaneria. Ora siamo arrivati a zero carta: tutto avviene in via informatica e digitale”. Alla faccia della lentezza burocratica nostrana.