Se non fosse stata per la sua profonda crisi, sarebbe stata la favorita numero uno per la ricostruzione del ponte Morandi (che invece dovrebbe spettare ad una controllata di Fincantieri).

Ma la Astaldi, conosciuta in tutto il mondo, rischia il crack. L’agenzia di rating S&P ha declassato a “D” il rating di Astaldi, stabilendo così che in base ai suoi standard la grande società italiana di costruzioni è tecnicamente fallita: incapace di pagare i suoi debiti. La decisione è stata presa dopo che alla fine della scorsa settimana la società aveva fatto richiesta di concordato preventivo con il tribunale di Roma, una procedura simile al fallimento e che permette di sospendere i pagamenti ai propri creditori. Pochi giorni prima anche l’agenzia Moody’s aveva declassato il rating della società citando la “crescente probabilità di default”.

Astaldi, che è quotata in borsa da 15 anni, negli ultimi giorni ha perso circa il 30 per cento del suo valore; il suo titolo è stato sospeso diverse volte per eccesso di ribasso. I problemi di Astaldi riguardano soprattutto i grossi debiti che ha accumulato. Venerdì, su richiesta di CONSOB, l’autorità garante della borsa, Astaldi ha rivelato un indebitamento pari a 1,89 miliardi di euro, in crescita rispetto dagli 1,47 della fine del 2017. La maggior parte dei debiti è stata contratta con tutte le più grandi banche che operano in Italia: Intesa Sanpaolo, Unicredit, Bnp Paribas e Banco BPM.