A due anni dell’istituzione dell’Area di crisi complessa del savonese e a fronte di 40 milioni di euro disponibili – 20 nazionali e 20 regionali – non è stato speso ancora un euro

. L’audizione di questa mattina in Prefettura a Savona della decima commissione permanente del Senato (dedicata a industria, commercio e turismo) circa la situazione attuale e i futuri sviluppi dell’Area di crisi complessa si è rivelata, al di là delle dichiarazioni di rito, l’ennesimo incontro interlocutorio.
Ventiquattro mesi dopo il decreto del Governo precedente e dopo la selezione operata da Invitalia a fine anno non è stato ancora assegnato neppure un euro delle risorse nazionali (20 milioni di euro). Mentre i bandi regionali finanziati con il Fondo si sviluppo europeo (altri 20 milioni) non sono mai partiti.

Sul fronte delle politiche attive del lavoro, nonostante la Regione abbia ricevuto in dote 15 milioni di euro, non ha speso nulla per progetti formativi, tirocini e alternanza scuola-lavoro. Eppure per l’Area di crisi complessa del savonese sono stati siglati ben tre protocolli d’intesa con i sindacati per gli anni 2017,2018 e 2019. A nessuno di questi è stata data attuazione.

Si doveva definire da due anni il “bacino” dei lavoratori disoccupati, ovvero la platea a cui dare priorità nelle nuove assunzioni da parte delle imprese aggiudicatarie dei bandi. Neanche questo è stato fatto.