Carena, la più antica impresa edile italiana è in crisi a causa dei ritardi nei pagamenti dei lavori svolti. A seguito della crisi che ha deteriorato contemporaneamente il settore immobiliare e

bancario, aggiungendosi ai costanti e prolungati ritardi dei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni, la società Carena ha dovuto mettere in atto un concordato di continuità omologato in data 26/11/2014.

 

Della sua vicenda e del destino dei 60 dipendenti, e di ulteriori 100 posti di lavoro dipendenti dall’indotto, si è preoccupata la senatrice del M5S Elena Botto, membro della Commissione Lavoro con un’interrogazione ai Ministri delle infrastrutture e dei trasporti, dello sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali.

Elena Botto spiega: “Nonostante le difficoltà l’impresa ha comunque sempre ultimato i lavori appaltati mantenendo un’ottima fama di serietà e capacità tecniche nel settore delle costruzioni. Ora si è vista costretta ad attivare alcune procedure di recupero forzato dei propri crediti. La società Carena nel mese di febbraio di quest’anno si è aggiudicata un importante appalto con ANAS del valore di €54.269.848 per il quale ha vinto in primo grado, presso il TAR Firenze, il ricorso

proposto dalla seconda classificata; anche il Consiglio di Stato si è espresso favorevolmente rinviando un solo quesito alla Corte Costituzionale, tuttavia in attesa del giudizio della Consulta l’appalto rimarrà sospeso per alcuni anni con il rischio, nonché la probabilità, che chiunque successivamente prenda l’appalto potrà richiedere maggiori oneri. Non di meno conto il fatto, dunque, che la differenza di offerta tra il primo e il secondo classificato aggraverebbe le spese dello Stato di circa 15 milioni di euro”.

“La situazione segnalata mette a repentaglio il lavoro di circa 60 dipendenti, e di ulteriori 100 posti di lavoro dipendenti dall’indotto generato dalla società nonché potrebbe causare il fallimento della stessa – spiega la senatrice – per questo chiedo di sapere se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti e se intendano intervenire per una risoluzione del problema nonché per scongiurare il fallimento dell’azienda con il conseguenziale licenziamento dei dipendenti” conclude la Botto.