È il teatro più bello e maestoso di Genova, ma allo stesso tempo negli ultimi decenni è stato al centro di una autentica querelle, davvero infinita.

Il Carlo Felice, ieri, ha vissuto un’altra pagina da “de profundis” della sua lunghissima storia. È stato, infatti, firmato l’accordo che prevede la riduzione degli stipendi dei dirigenti, che ora verrà sottoposto a referendum, allungati i contratti di solidarietà e tagli netti alle consulenze, tanto al centro di polemiche per via degli sprechi.

Si calcola che si possa avere un risparmio di circa 5 milioni di euro dall’applicazione di un anno dei contratti di solidarietà, mentre il buco di bilancio che ammonta per l’anno 2013 è di quasi 2 milioni di euro, malgrado il ricorso agli ammortizzatori sociali per un anno. Persino per il 2014 si prevede un bilancio in rosso, nonostante i numerosi tagli in corso e che ci sono stati.

Sono questi, in estrema sintesi, i numeri della crisi in atto al Carlo Felice e i provvedimenti adottati per salvare la baracca. Il documento che prevede tutte queste novità è stato siglato dalle sigle principali dei sindacati, come la Cgil, la Cisl e la Uil, ma non dalla Fials, il sindacato autonomo in rotta di collisione con i vertici del teatro genovese. Secondo i rappresentanti della Fials, “i lavoratori sono stati trattati come se fossimo in una fabbrica” e minacciano di salire sull’Aventino. Per la cronaca, Nicola Lo Gerlo, il segretario provinciale del sindacato autonomo Fials, ha dichiarato che si è tirato fuori dalle trattative e attacca Marco Doria: “Non ha fatto nulla, malgrado gli avessimo segnalato i problemi”.

L’accordo prevede anche l’impegno da parte del sindaco, nonché presidente della Fondazione, Marco Doria, a presentare a breve un progetto articolato di rafforzamento della dotazione patrimoniale. Ossia il comune dovrà reperire un immobile di pregio e funzionale alle attività del teatro da conferire alla Fondazione.