Non solo nel Sud Italia. La piaga del lavoro in nero colpisce anche la nostra regione, con alcuni settori che sono fortemente interessati. Se fino a qualche anno fa erano

in prevalenza gli extracomunitari ad essere occupati in maniera clandestina (per il datore di lavoro si trattava senza dubbio di un risparmio sulle tasse), ora la situazione è diversa, con parecchi italiani che si accontentano, privi di una copertura assicurativa.

Questo è emerso da una dettagliata ricerca della Cgia di Mestre, da anni specializzata nelle indagini sul mondo del lavoro. Secondo questo studio sono circa tre milioni i lavoratori in Italia che non pagano le tasse, ma nemmeno si garantiscono la loro pensione, producendo circa 100 milioni di euro di Pil irregolare all’anno, pari al 6,5 di quello nazionale. In totale allo stato italiano sottraggono un qualcosa come 43 miliardi di euro di gettito.

Come detto in precedenza, il Sud Italia è colpito da questa piaga e non si salva nessuna regione, ma nemmeno al Nord la situazione è rosea, tanto che i livelli di lavoro in nero si sono alzati di recente. Questa impennata è dovuta in primis alla crisi che sta attraversando il Sud Europa, con centinaia di migliaia di cassaintegrati che, per arrotondare, svolgono un altro lavoro. Lo stesso lo fanno molti pensionati, che altrimenti sarebbero costretti alla fame per le buste paghe ridotte. Crescono anche il numero di giovani che hanno una “paghetta” da qualche “boss” che li sfrutta in maniera palese.

In Liguria la situazione è peggiorata negli ultimi anni. Da Sarzana e Ventimiglia non si contano i casi di occupati non in regola in molti settori, specie nell’edilizia e nella ristorazione, con una chiara prevalenza di extracomunitari. È diversa la situazione per quanto riguarda le badanti e le baby sitter. Dopo un periodo di “nero” totale, ora la maggioranza delle famiglie ha regolarizzato le colf.