Tremano i polsi a leggere i dati sull’occupazione. Nel 2013 si parla di 3 milioni e mezzo di senza lavoro. Addirittura dal 12% si arriverà al 12,4% nel 2014. Se si calcolano poi i lavoratori che sono in cassa

di integrazione da mesi si arriva al 13,6%. In Liguria le persone in cerca di occupazione sono aumentate dell’83%, dal secondo trimestre 2011 al giugno 2012, passando da 30 mila a 55mila, quasi un raddoppio. Tra coloro che vorrebbero entrare nel mondo del lavoro continua a prevalere chi ha perduto un precedente lavoro (+17mila unità nel secondo trimestre del 2012) ma sale anche chi è alla ricerca della prima occupazione (+7mila unità). In Liguria raddoppia la disoccupazione femminile che passa da 15mila a 30mila. In Liguria calano gli occupati del 4,6% a fronte di una media del -2,3%. Dal 2008 si sono persi in Liguria 17mila posti di lavoro, nei primi mesi del 2012 altri 11mila.

Che stiano finendo i fondi per la Cassa Integrazione in deroga e per la Mobilità lo abbiamo capito da settimane. Decine di migliaia di lavoratori (10.000 solo in Liguria: 1075 imprese che hanno fatto domanda per la Cassa Integrazione – 9.317 lavoratori – e 381 interessate alla mobilità, con 741 lavoratori) stanno per trovarsi senza reddito già a partire da questo mese di marzo, con un dramma sociale di proporzioni inimmaginabili e seri rischi di esplosione sociale incontrollabile.

CNA Liguria la scorsa settimana ha scritto una lettera (in allegato) ai parlamentari eletti in Liguria, ai Prefetti, allo stesso Ministro Fornero; CNA ha coinvolto il sistema camerale, l’INPS, la Regione, sta avviando una mobilitazione nazionale tramite RETE IMPRESE ITALIA. “La situazione è da vigilia del dramma. Occorrono interventi decisi e urgenti” chiedeva Marco Merli presidente CNA Liguria.

“Il Ministro Fornero ci ha risposto. – ha dichiarato Marco Merli – Sostanzialmente, ci ha dichiarato, si sta attivando per sensibilizzare il Ministro competente. Bene. Che aiuto sarebbe? E noi, cosa possiamo fare realmente, oltre a ribadire il nostro sconcerto?

Sembra quasi che non si comprenda che senza risposte immediate questo momento di incertezza può causare licenziamenti in massa non solo di centinaia di lavoratori già in CIG, ma anche di tutti quelli delle imprese che avrebbero voluto fare domanda per tutelare l’occupazione.

Poiché senza sviluppo non c’è occupazione, che fare per questo problema sul territorio anche senza attendere le risposte istituzionali? Questo è il grido che la CNA lancia da tempo: CHE FARE senza attendere?

Da qui l’importanza di proporre, fare, trovare soluzioni a fianco degli Amministratori Pubblici del territorio. Ne proponiamo inizialmente tre, di facile applicazione”.

1) Realizziamo un apposito studio sul “destino” dei cassintegrati. Occupiamoci di loro.
Dal 2008 anche per le piccole imprese esiste la Cassa integrazione cosiddetta in deroga. Ma tutti questi lavoratori rientrano o vengono licenziati? Non vi sono studi su cosa facciano le persone quando la Cassa Integrazione finisce. Lavorano ancora? Sono stati reintegrati nella loro azienda? Quanti sono stati licenziati? Quanti hanno trovato un altro lavoro? E quanti si sono messi in un’attività in proprio? Sono diventati solo “numeri” e “ore”? Nessuno lo sa e a nessuno interessa capire come vengano spesi i soldi pubblici (visto che la cassa integrazione viene pagata con soldi pubblici; si prevede oltre 1miliardo e mezzo di ore nel 2013). Eppure sarebbe un obbligo. Quindi, andiamo a capire cosa accada di questi “numeri”, rendiamoli invece “persone”. Questo darebbe la possibilità di studiare azioni concrete per fare in modo che possano proseguire a lavorare.

2) Realizziamo corsi di formazione per il rientro al lavoro realmente utili per ricollocarsi sul mercato
La formazione obbligatoria di chi è in CIG spesso comporta ore davanti a dei PC per certificare formazioni inesistenti e spesso alienanti. Un disastro, il 50% degli iscritti li trova infruttuosi. Il rientro dei lavoratori è l’obiettivo principale. Creiamo quindi corsi di formazione utili alla creazione di nuove imprese ed attività nonché all’acquisizione di nuove competenze che consentano di essere occupati su nuovi mercati.

3) Creiamo una BANCA per NUOVE IMPRESE, con Fondi Regionali FILSE
Per agevolare la creazione d’impresa e l’accesso alle libere professioni, non solo per i giovani ma anche per i Cassintegrati, posto che nessuna banca finanzia più l’inizio di attività, creiamo una BANCA per NUOVE IMPRESE, con Fondi Regionali FILSE, per un “prestito d’onore” dai 5mila ai 20mila euro con titolo di preferenza a chi proviene dalla CIG! Pare assurdo che dobbiamo inventarci l’attività che un tempo svolgevano serenamente le banche tradizionali, ma a mali estremi, estremi rimedi! I giovani, e a maggior ragione i cassintegrati, hanno bisogno del nostro aiuto e non solo di parole di incoraggiamento!”