Da poche ore è ufficiale. Per bocca dell’Amministratore Delegato Antonio Bruzzone, la Fiera Internazionale di Genova ha licenziato quasi la metà dei propri dipendenti: 27 su 55.

Un numero davvero impressionante. La notizia, nell’aria da ottobre, da quando si svolse l’ultima edizione del Salone Nautico, ha assunto i contorni dell’ufficialità nella tarda giornata di ieri.

Gli esuberi, hanno commentato amaramente i sindacati in coro, “sono il classico regalino di Pasqua” in un periodo dove l’economia genovese non va proprio. Anche il Comune di Genova, che detiene un 32% del pacchetto della Fiera, ha confermato questa pessima notizia.

Nonostante ciò, si continua a guardare con grande fiducia ai prossimi mega appuntamenti. Appena terminata la Fiera Primavera (edizione numero 44), si punta su Slow Fish e poi su un Nautico in formato ridotto, ma saranno un’altra decina gli eventi collaterali. Senza dimenticare la proposta avanzata dalla Sampdoria, che da tempo ha individuato l’area della fiera per creare il proprio stadio, dopo aver scartato per diversi motivi la zona di Trasta in val Polcevera, l’aeroporto e il basso Piemonte, quest’ultimo era un progetto tanto caro al compianto Duccio Garrone.

La Fiera Internazionale di Genova è una vera e propria società partecipata, con tanto di soggetti istituzionali del calibro del Comune di Genova (socio di minoranza con il 32% delle quote), la Regione Liguria, alle spalle di Tursi con un bel 27%, quel che resta della Provincia di Genova, ferma al 22%, e infine la Camera di Commercio al 17% e una piccola fettina all’Autorità Portuale, con un striminzito 2%.